Nicoletta Raineri
Mr. Leopold Bloom
Un’anima tra Trieste e Dublino
Giovedì 20 giugno 2024
Bar Libreria Knulp
Via Madonna del Mare 7a
a cura del DDProject
La mostra
Mr Leopold Bloom – Un’anima tra Trieste e Dublino
Dov’è la tua anima James Joyce?
Quante volte la risposta sarà cambiata, in una vita spesa in viaggio, alla continua ricerca di apertura, di stimoli e di libertà letteraria, dopo aver abbandonato l’Irlanda, in una sorta di esilio autoindotto.
Qui a Trieste James Joyce avrà pensato di aver trovato il luogo in cui finalmente appagare il suo animo irrequieto, affamato di nuovi legami con menti affini e assetato di vino del Carso?
Eppure, proprio a Trieste, davanti a tanta libertà ritrovata, la sua mente torna all’Irlanda natia, a un paese che gli tarpa le ali, come un genitore bigotto e autoritario.
Sarà forse che questa nostra città di mare, così diversa da tante altre, con il suo vento pazzo che pare suonare un reel sugli alberi delle barche ormeggiate nel porto, avrà talvolta acceso la nostalgia di casa, ricordandogli la cara vecchia Dublino. Non è un caso che proprio a Trieste Joyce inizi a scrivere i primi capitoli del suo libro più noto.
Nell’Ulisse le vie di Dublino percorse dal protagonista Leopold Bloom sembrano, dunque, fondersi alle strade di Trieste: la Martello Tower, che apre la prima scena del libro, ricorda un po’ il Faro de La Lanterna; Ponte Rosso non è poi così diverso da O’Connell Bridge; la sede del Freeman’s Journal non pare lontana da quella del Piccolo, dove Joyce collabora nei suoi anni a Trieste. Il reticolo di vie dublinesi, disseminate di pub e di bordelli, fa l’occhiolino alla Cavana dell’inizio Novecento.
Dublino è Trieste, e Trieste è Dublino, in un gioco di sovrapposizioni.
Dunque, James dov’è la tua anima?
L’autrice
Nicoletta Raineri – nata a Trieste nel 1988.
Questa mostra parte da un’idea avuta anni fa, di rientro a Trieste, dopo aver vissuto per qualche anno tra Inghilterra e Irlanda.
Quando si è lontani dalla propria città natale penso sia normale fare paragoni e trovare somiglianze nella realtà quotidiana del posto in cui si è scelto di abitare. La nostalgia di casa è comune a tutti coloro che la casa l’hanno lasciata indietro, anche se per scelta. Ho voluto rappresentare un po’ quella situazione, comune anche a Joyce, del ritrovarsi con un piede in due staffe o, se mi consentite, con l’animo in due città.
Ho imparato a disegnare, affascinata dalle tecniche di autori internazionali e locali, con un occhio particolare per i dettagli. Passerei delle ore davanti agli ipnotici disegni di Escher, alle piccole creature inquietanti di Bosch, alle vetrate da capogiro di Harry Clarke e alle stanze disordinate e caotiche di Bressanutti.
Nei miei disegni prediligo il bianco e il nero, con tecniche miste di penne a china, carboncino e matite.